Ornella Varesano

di Gloria Vanni

Nome: Ornella

Cognome: Varesano

Nata a: Milano

Professione prima di venire a Minorca: responsabile assistenza in loco Tour Operator in varie destinazioni di vacanza spagnole.

Professione a Minorca: direttrice di un’agenzia di viaggi spagnola e volontaria per il Consolato Generale Italiano a Barcellona e il Vice Consolato Onorario d’Italia di Palma di Maiorca e Minorca.

Intervistare Ornella? Scordatelo, è una persona super riservata mi dice Michele quando mi spiega che grazie a lei ritirerò il mio passaporto a Minorca anziché a Palma di Mallorca. L’ho raccontato anche in questo post (rinnovo carta identita’ a Minorca) .

Quando ci incontriamo, però, chiacchieriamo e anche tanto. Per forza, tu parli anche con le pietre, dirà qualcuno. A onor del vero è soprattutto lei a parlare e a me piace molto ascoltare. Allora mi lancio e le propongo l’intervista per Isola di Minorca. Accetta con entusiasmo e, dunque, eccoci qua.

Anche Ornella è una veterana dell’isola. Ci arriva la prima volta nel 1993 e si trasferisce a vivere a Minorca nel 1997. Dopo gli studi all’Istituto Tecnico per il Turismo, a 24 anni inizia a lavorare come assistente per tour operator come Francorosso, Alpitour, Teorema.

Racconta:

«Ero una freelance. T’iscrivevi a una cooperativa e andavi dove ti mandavano. Ho lavorato per Francorosso e ho fatto otto stagioni a Minorca. Andavo a ricevere le persone in aeroporto e poi mi occupavo dell’organizzazione di guide e assistenti. Ero responsabile dell’assistenza del tour operator in loco. Sono stata a Maiorca, Lanzarote, Costa del Sol, Tenerife, Gran Canaria, Fuerteventura, Minorca. Allora le stagioni turistiche erano di nove mesi. Poi, ho scelto Minorca perché sentivo un legame particolare con l’isola, era meno conosciuta e più autentica».

Ornella, com’era Minorca (quasi) 30 anni fa?

«Non c’erano gli alberghi a quattro stelle che poi hanno costruito. Non c’erano gli hotel rurali che poi sono nati qua e là e tutti di alto livello. È un passaggio dall’agricoltura al turismo, erano cascine che vivevano di allevamento del bestiame e poi sono diventati agriturismo e hotel rurali. C’erano più vita notturna e più gente nei porti di Mahon e Ciutadella: adesso si sta più a casa. In città prima non c’era nulla, ora ci sono tanti locali tra ristoranti e bar. Non c’erano supermercati: c’era solo il SYP al Poligono di Mahon e quanto tempo passato in coda perché era l’unico! C’erano ancora i negozi rionali e c’era produzione di bigiotteria, mobili, calzature. Oggi ci sono meno mucche e meno spacci di formaggio».

Data la tua esperienza nel settore, a tuo avviso è cambiato il turismo a Minorca?

«Fortunatamente Minorca ha un turismo controllato e bisogna continuare a difenderla dato che si deve differenziare da Maiorca e Ibiza. È un’isola senza fiumi che però ha una riserva d’acqua straordinaria ma anche questa rischia di esaurirsi. C’è un’attenzione a ciò che si fa a livello di ambiente perché sappiamo che ci saranno delle conseguenze e quindi si cerca di essere lungimiranti: non si può depredare un’isola così piccola. Per fortuna continua a essere un’isola diversa dalle altre. È il suo pregio».

A volte è questione di destino. Ornella pensa che le piacerebbe vivere a Palma, poi conosce quello che sarebbe diventato il papà di suo figlio. Tomás nasce a Minorca nel 2004 e possiede passaporto spagnolo.

«A Palma si sta molto bene. In inverno ci sono due gradi in più rispetto a Minorca e sono tante le cose da fare: cinema, concerti, musei, negozi e jogging sul Paseo Maritimo. Poi ho cambiato idea. Ho iniziato ad apprezzare la tranquillità e la pace di Minorca. Tutto è abbastanza bene organizzato. È un bel posto per vivere e per crescere un figlio. Perché non ci sono pericoli, c’è una natura strepitosa e puoi andare in spiaggia quando vuoi. A 6/7 anni, a Llucmaçanes, mio figlio usciva da solo e andava a giocare con gli altri bimbi in piazza», aggiunge Ornella.

A proposito di passaporto, Ornella, è possibile per un italiano avere anche quello spagnolo?

«Non ci sono accordi internazionali tra Spagna e Italia, quindi non si può avere la doppia cittadinanza. Quando la cittadinanza è “ius sanguinis”, cioè uno dei due genitori è italiano e l’altro spagnolo, si hanno la cittadinanza e passaporto doppi, sempre che si sia provveduto a trascrivere la nascita del figlio, ognuno nel proprio paese. Un italiano che vuole diventare spagnolo, può farlo dopo 10 anni di residenza effettiva, però deve rinunciare all’italiana. Non vedo grandi differenze tra le due e credo debba esserci un valido motivo per cambiare cittadinanza. A me piace stare qui, apprezzo molto lo spagnolo in generale, culturalmente siamo abbastanza simili ma io mi sento italiana».

Quando e perché hai iniziato a fare la volontaria per il Consolato Italiano?

«Me l’hanno proposto un paio di volte e ho detto no. Poi, mi sono detta, provo e se mi riesce di compaginarlo con il lavoro, lo faccio. Mi piace, s’impara sempre qualcosa!».

Dal 2008 lavora per l’agenzia spagnola Sunny Day Viajes. Ha un ufficio a Mahon e si occupa di “incoming”, cioè offrono servizi ai tour operator italiani. Ha scelto il lavoro d’ufficio per seguire suo figlio e anche la sua mamma li ha raggiunti a Minorca. È in questo ufficio, situato nei palazzi di fronte al ristorante Can Avelino, che ci si reca a ritirare i propri documenti previo appuntamento (telefono +34 610215014).

Ornella, cosa fai nel tempo libero?

«Una volta la settimana andiamo al cinema con un gruppo di amiche. Poi, organizziamo cene a casa di amici. In estate vado in spiaggia, amo il mare. Amo viaggiare e appena posso io e mio figlio partiamo. Siamo stati in Islanda, Marocco, in crociera sul Danubio».

Cosa ti piace di Minorca?

«Mi piace il fatto che appena esci dalla città e dai paesi, ti trovi immediatamente immerso nella natura e nel verde a perdita d’occhio. Di fronte a te c’è un territorio libero da cemento. Poi c’è il mare e solitamente solo a guardarlo ti riempie».

Cosa pensi degli abitanti dell’isola?

«Non frequento molti minorchini però mi piace la loro indifferenza o non preoccupazione verso il possesso di cose a casa e di moda. Poi, mi piacciono certe loro caratteristiche che sono rimaste intatte nel tempo come la cordialità, la gentilezza, la premura verso chi si avvicina sulle strisce pedonali che si chiamano “pasos”. Mi piace che una persona anziana possa ancora chiedere a uno sconosciuto di telefonare a sua figlia quando è in strada».

Cosa consigli a chi sogna di venire a vivere a Minorca?

«Di provare a viverci perché la vacanza è ben diversa dal vivere quotidiano. Poi, di fare attenzione a cosa si pensa di fare perché un’attività può andare o no e non è detto che ciò che funziona in Italia vada bene a Minorca. Per esempio, la pizza piace anche a Minorca, la pasta fresca invece non va. I minorchini sono assolutamente fedeli alle tradizioni dell’isola, anche culinarie, e non cedono facilmente alle novità che potrebbero stravolgerle, secondo il loro modo di pensare, più che arricchirle. Di pizzerie, comunque, ce ne sono già abbastanza!».

Sorprendente, Ornella! Ho la sensazione, chiacchierando con lei, che a volte le cose importanti, anche se semplici, sono le più rivoluzionarie. Io credo che la semplicità sia creativa per definizione. Ornella, nella sua semplicità, è una donna con una bella energia, consapevole della sua forza, dei suoi limiti e delle sue qualità.

Mi vengono in mente le parole dello scrittore francese Honoré de Balzac: «L’uomo di buon gusto deve essere semplice nei suoi bisogni». Semplice, appunto. E non è semplice essere semplici. È una bella conquista.