Archeologia e testimonianze storiche a Minorca

In alcuni tratti dell’isola è possibile respirare ancora oggi l’aria di un mondo preistorico ormai lontano, che ha però lasciato dietro di sé un’ importante testimonianza: sotto questo aspetto infatti l’isola di Minorca può essere definita un importante museo a cielo aperto, imperdibile per gli amanti dell’archeologia.

Le prime testimonianze di una presenza umana a Minorca ci vengono fornite dai monumenti cosiddetti di tipo “megalitico”, che si trovano in alcuni siti isolani. La cultura Megalitica, risalente al III° millennio a.C. è testimoniata a Minorca dalla presenza di importanti sepolcri di tipo collettivo, e noti con il nome di “navetas”, una struttura simile ad una nave rovesciata e che sarà conosciuta ed utilizzata sino all’età del ferro (1200 circa a.C.). Il più importante monumento megalitico funerario di tutte le Isole Baleari, lo si trova proprio a Minorca: la “Naveta de Tudons”. Questa tomba collettiva risale all’età del bronzo e restaurata nel XX° secolo rappresenta, con i suoi 13 metri per 6 il più grande monumento funerario della preistoria minorchina.

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Il passaggio tra l’età del Bronzo e quella del Ferro segna per la cultura minorchina anche un passaggio architettonico, dovuto soprattutto alla crescita della popolazione. Verso la fine del II° Millennio a.C. infatti molti popoli spagnoli, francesi e italiani alla ricerca di nuovi mezzi di sostentamento si stabilirono a Minorca e, nella ricerca di stabilità sociale, diedero vita a veri e propri villaggi in pietra (materia prima di cui l’isola è ricca). Questi nuovi villaggi avevano però bisogno di costruzioni difensive, che spesso andavano a completare un complesso sistema murario: queste “torri” presero il nome di di “Talayots”.

Di forma rettangolare o quadrata – alcune anche con absidi esterne – erano delle vere e proprie torri difensive utilizzate anche come luoghi in cui si discutevano strategie politiche e di potere. Attorno ai “Talayots” sorsero i primi importanti villaggi: Trepucò, Son Catlar (con le splendide mura ancora ben conservate) o Torre d’En Galmes, costituiti da case in pietra, ma anche grotte, pozzi e soprattutto da “Taulas”monumenti di culto presenti solo a Minorca, composti da enormi pietre disposte a forma di “T” e simili ad una tavola (taula) di grandi dimensioni (dai 2 ai 10 metri).

Tra le Taulas più importanti ci sono quelle dei complessi di “Trepucò” nei pressi di Mahon, in cui si trova il Talayot maggiormente ben conservato nella struttura originaria di quelli ancora visibili a Minorca e quella di “Torralba” vicino ad Alaior, in cui sono ben visibili i tre elementi principali: il santuario, la Taula e i Talayots.

Il più grande sito archeologico di Minorca è comunque “Torre d’En Galmes”, una vera e propria cittadella preistorica, in cui si possono ancora ammirare case, magazzini, stalle e passaggi, luoghi di culto ben conservati e ristrutturati.

Notevoli sono anche i resti dellla basilica paleocristiana sulla spiaggia di Son Bou, a ridosso del mare, sempre vicino ad Alaior. Innumerevoli sono poi le “cuevas”, le grotte che punteggiano le coste – ma anche i luoghi più riparati – dell’isola.

Fu solo con l’avvento della civiltà Romana, che queste costruzioni cessarono di mantenere lo “status” di cittadine fortificate o di veri e propri centri di attività pastorali o agricole, passando il testimone a due nuovi insediamenti che i conquistatori portarono con sè e che avrebbero visto, con il loro svilupparsi, la nascita della due principali città dell’isola: Ciutadella e Mahon.