La forte domanda ha fatto aumentare i prezzi degli hotel di circa il 35% dal 2019.

Il turismo, principale motore dell’economia spagnola, ha vissuto cinque anni di vertigini dallo scoppio della pandemia: dallo zero assoluto nell’arrivo di turisti nell’aprile e nel maggio 2020, ai record attuali, che avvicinano sempre più il traguardo dei cento milioni di visitatori stranieri all’anno.

Nel marzo 2020 il mondo intero si è fermato e ha portato il turismo alla crisi più profonda della sua storia, con alberghi e aeroporti chiusi.

Nei mesi di aprile e maggio 2020, al culmine dello stato di allarme, le tabelle pubblicate periodicamente dall’Istituto nazionale di statistica (INE) sull’arrivo dei turisti stranieri mostravano una sconvolgente successione di zeri.

Non altrettanto grafica ma altrettanto sorprendente è stata la ripresa. Dopo la serrata, l’impulso del viaggiatore è emerso con forza e continua a trainare le cifre, con un nuovo paradigma di consumo, che privilegia il viaggio rispetto allo shopping, come ha sottolineato il vicepresidente esecutivo di Exceltur, Oscar Perelli.

Gli arrivi dei viaggiatori internazionali, la spesa, i viaggi interni e i movimenti aeroportuali sono tutti ai massimi storici e, in generale, anche gli utili aziendali sono ai massimi storici.

Questa forte domanda ha fatto aumentare i prezzi degli hotel di circa il 35% dal 2019, secondo l’INE, e qualcosa di simile si è verificato con i biglietti aerei, sebbene abbia pesato anche l’aumento dell’inflazione in seguito all’invasione dell’Ucraina.

I problemi che si pongono ora al settore – che prima del covid era appena apparso nel dibattito sociale – si concentrano sul sovraffollamento, sulla sostenibilità della crescita o sulla compatibilità con la vita ordinaria delle città, con un problema di appartamenti turistici.

Perelli sostiene che le cause della ripresa e dell’aumento dei prezzi sono, oltre al “carpe diem” tanto in voga dopo la pandemia, gli investimenti nel riposizionamento del prodotto attraverso la ristrutturazione di alberghi e ristoranti verso segmenti a più alto valore.

 

Il numero di arrivi di viaggiatori internazionali è sceso dal record del 2019 (83,5 milioni) a 18,9 milioni nel 2020.

Dopo due anni di transizione nel 2021 e nel 2022, i due anni successivi hanno raggiunto i massimi, con 85,2 milioni di turisti internazionali nel 2023 e 93,7 milioni nel 2024. Entro il 2025, il governo prevede di raggiungere addirittura i 100 milioni di viaggiatori.

Il settore evidenzia, oltre al numero di arrivi, il volume di spesa associato. Se nel 2019 aveva raggiunto cifre vicine ai 92.000 milioni di euro, alla fine del 2024 salirà a 126.140 milioni.

Anche il turismo dei cittadini ha sofferto fortemente nel 2020, con una spesa aggregata di poco più di 21 miliardi, meno della metà di quella dell’anno precedente, ma salvata un po’ meglio dalla relativa apertura da giugno in poi, dovuta soprattutto ai viaggi interni.

Cifre record anche per gli aeroporti spagnoli, che nel 2020 hanno registrato appena 76 milioni di passeggeri, nel 2024 hanno raggiunto i 309 milioni e potrebbero arrivare a 320 milioni in Spagna entro la fine del 2025, secondo Aena.

Lo stesso destino è toccato alle principali compagnie aeree. IAG – il gruppo a cui appartengono, tra gli altri, Iberia e Vueling – ha perso tra il 2020 e il 2021 quasi 10.000 milioni, ma nel 2024 ha guadagnato 2.732 milioni, il suo secondo miglior risultato nella storia dopo il 2018.

Il presidente dell’Associazione delle compagnie aeree (ALA), Javier Gándara, ha dichiarato di essere soddisfatto del numero record di viaggiatori perché “la gente vuole recuperare gli anni persi” e ha sottolineato il cambiamento delle abitudini di acquisto, con un preavviso minore rispetto a prima del covid.

Complessivamente, il settore turistico è arrivato a rappresentare il 12,3% del PIL spagnolo nel 2023 o 184.000 milioni di euro (ultimi dati pubblicati dall’INE), che nel 2024 salgono a 208.000 milioni, secondo i calcoli di Exceltur.

Gli aiuti pubblici hanno salvato il settore

I programmi di aiuti di Stato hanno alleviato in parte le conseguenze del rallentamento, in Spagna con i programmi di licenziamento temporaneo (ERTE) e il fondo creato dalla SEPI per sostenere le imprese strategiche.

Gli ERTE hanno beneficiato direttamente più di un milione di dipendenti del turismo, su un totale di oltre 3,5 milioni, dopo un calo mensile delle iscrizioni che ha raggiunto il 17%, da tre a quattro volte superiore a quello dell’economia nel suo complesso.

Il Fondo di sostegno alla solvibilità delle imprese strategiche della SEPI ha concesso 2.680 milioni di euro (dei 10.000 disponibili) a 28 imprese, di cui 14 del settore turistico, per un volume totale di 1.729 milioni.

A questi vanno aggiunti gli oltre 140.000 milioni delle linee di garanzia covid dell’ICO, che hanno finanziato più di 675.000 lavoratori autonomi, PMI e aziende.

Come gestire il successo

Le sfide sono ora più serie, come il sovraffollamento, la concentrazione delle attività in estate o come evitare la turismofobia. L’estate scorsa ha visto grandi manifestazioni a questo proposito negli arcipelaghi e in alcune città.

Gli stessi agenti riconoscono che occorre trovare il modo di gestire il sovraffollamento, soprattutto nelle destinazioni in cui alla saturazione si aggiunge il problema abitativo a seguito del dirottamento dell’offerta verso gli appartamenti turistici.

Da Exceltur, Perelli ammette che la forza della domanda “può causare squilibri con la società” e cita espressamente la crescita “disordinata” degli appartamenti turistici – con oltre 400.000 abitazioni nelle 20 città più importanti – e chiede di “accomodare” il volume degli appartamenti all’equilibrio della città.