Silvano Pinoli: parrucchiere a Mahon

di Gloria Vanni

 

Nome: Silvano

Cognome: Pinoli

Nato a: Morbegno (Sondrio)

Professione prima di venire a Minorca: parrucchiere

Professione a Minorca: parrucchiere

Com’era Minorca vent’anni fa? Lo chiedo a Silvano che un ottobre degli anni Novanta è arrivato a Son Bou. Dopo due ore, senza sapere perché, ha affittato un’auto. Ha iniziato a perlustrare l’isola e, come a volte capita, ha provato la sensazione di “sentirsi a casa”.

Silvano Pinoli racconta:

«La gente a Mahon era cordiale. Il porto era il punto di riferimento dei giovani. C’era una tranquillità incredibile. Il panettiere lasciava il pane sulla porta di casa. Le donne pulivano la loro porzione di marciapiede. Non c’erano supermercati e non c’era la pasta italiana. C’erano meno differenze sociali, era tutto più casereccio. Per andare alle spiagge dovevi percorrere strade sterrate e aprire anche 3 o 4 cancelli. Minorca era più naturale, più semplice».

Silvano torna a Morbegno dove ha un negozio di parrucchiere con sua sorella. È un professionista nel mondo dell’hair stylist. Come tecnico Wella, pettina le bellezze candidate a Miss Italia e lavora nel dorato mondo della moda. L’insofferenza, però, fa capolino: «Sei in mezzo a tutto e senti che non vai da nessuna parte», spiega. Minorca gli è rimasta nel cuore e nella testa. A dicembre 1997 si trasferisce a Mahon.

Quattro mesi dopo apre il suo Chic et Choc, negozio nel centro storico della capitale che “poc a poc” conquista una clientela perlopiù femminile, tra minorchini e stranieri che hanno casa a Minorca. Silvano racconta:

«Ho messo tutti i miei diplomi in un cassetto: non mi piace questo tipo di pubblicità. E ho scelto di gestire il negozio da solo perché è difficile trovare un bravo apprendista. Io comunque non lo cerco. Sull’isola ci sono due scuole per parrucchieri ed ecco perché ci sono tanti coiffeur. Nel 1998 a Mahon eravamo in 42, oggi siamo 68 tra parrucchieri, barbieri, uomo, donna, unisex… E non sono ancora arrivati i cinesi!».

Silvano, perché Mahon e non Ciutadella?

«Perché a fine anni Novanta a Ciutadella c’era poco o nulla. E dal primo giorno ho sentito mia Mahon. Devo dire che non mi sono mai sentito straniero o fuori luogo con la gente di qui e che vive qui. Ho amici minorchini e di ogni nazionalità. Anche mia sorella Iris è venuta a vivere a Minorca. Io la definisco “isola della pace”, un luogo dove non si diventa ricchi ma dove si vive in pace».

Che bella definizione “isola della pace”! In effetti, la pace è l’essenza principale di Minorca, mescolata a profumi mediterranei come finocchietto, rosmarino, lavanda, ibisco, gelsomino…

Si respira pace anche nel salone Chic et Choc al numero 10 in calle Borja Moll, quartiere nato nel 2002. Sotto lo sguardo dell’immenso ventilatore, Silvano lava, taglia, colora, asciuga e dà forma a capelli e teste di ogni età. Parla poco e dice “pero” alla spagnola, senza accento. Lavora tanto, Silvano, artigiano specializzato in tagli e acconciature. L’appuntamento qui è di rigore, anche per un semplice taglio (senza messa in piega) come il mio.

Minorca ti piace ancora Silvano?

«Sì perché ha saputo proteggere la sua natura e possiede sempre tante spiagge vergini. Mi piace camminare e il Camí de Cavalls mi consente di girare tutta l’isola».

Consigli per chi volesse venire a Minorca?

«Suggerisco di non aprire un’attività senza avere esperienza, tanto più un ristorante perché la sempre maggiore consapevolezza di quello che mangiamo determina la scelta del cliente. A Minorca c’è tutto e si vive bene. C’è una qualità di vita per cui se dimentichi la porta di casa aperta non succede nulla. Non è un luogo di moda, puoi passare inosservato e confonderti con il paesaggio. È il bello della quiete, della pace. Devi organizzare la tua vita perché dipendi da un aereo. Ma questa è una prerogative di quasi tutte le isole».

Esco da Chic et Choc con una certezza: Silvano è un professionista con una grande passione per la cura e la bellezza dei capelli. Mi piace incontrare persone appassionate, tanto più quando hanno a che fare con teste ricciolute come la mia. “Ogni riccio è un capriccio” mi perseguita da quando ho memoria: ero più o meno un soldo di cacio.

Non è vero, urlavo in silenzio: siamo solo insofferenti alle regole e i capelli riccioli sono indomabili, ecco. I miei anche alle moderne piastre e all’umidità di Minorca. Decidono loro, sempre. Io li seguo.

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