Crescere i bimbi in un mondo migliore a Minorca

di Gloria Vanni

 

Nome: Ilaria

Cognome: Carini

Nata a: Roma

Professione prima di venire a Minorca: professionista nel settore radio-discografico

Professione a Minorca: mamma e professionista nel settore turistico

Ilaria sorride spesso e, nonostante le origini, non ha accento romano. Forse perché dopo il liceo classico va a Milano. Trascorre oltre 15 anni nella città della Madonnina e matura esperienze professionali creative tra radio, aziende di produzione audio e case discografiche.

Trasmette dolcezza, Ilaria Carini, mescolata a determinazione e voglia di stare bene. Quando parla dei suoi figli, Davide e Nina, gli occhi azzurri si riempiono di pagliuzze dorate. È arrivata a Minorca ad agosto 2014 con Nina che aveva poco più di quattro mesi.

italia carini minorca

Perché Minorca, Ilaria?

«Perché Ettore c’era venuto con un charter: era skipper su una barca vela. È entrato nel fiordo di Mahon e si è sentito a casa. Con la nascita di Davide ci siamo dovuti confrontare con una città, Milano, che non è per famiglie e bimbi: liste infinite agli asili, sanità insoddisfacente, insicurezza. Siamo diventati sempre più insofferenti e quando il nostro livello di tolleranza ha raggiunto il limite, abbiamo deciso di trovare una dimensione di vita più umana e naturale. Ettore mi ha parlato di Minorca e siamo venuti a vederla a maggio 2012. Mi è sembrato un luogo bellissimo per crescere un bambino. Siamo stati ancora due anni a Milano per preparare il trasferimento. Nel frattempo è arrivata Nina e siamo partiti in quattro!».

Una volta a Minorca, Ilaria fa la mamma a tempo pieno mentre Ettore crea il suo studio di registrazione e si divide tra grafica, musica e la barca a vela per noleggi (charter), navigazioni giornaliere e scuola di vela.

I bambini s’integrano benissimo. Appena arrivato Davide, al secondo anno di scuola materna, entra in una classe (statale e gratuita) dove tutti già scrivono e leggono. Nina dal 2015 va al nido (200 euro al mese la quota) e all’italiano affianca castigliano, catalano, inglese. È bello crescere in una società multietnica e cosmopolita.

«Sì, sono molto contenta: aiuta ad accettare la diversità. La scuola ha grande attenzione per i bimbi che in modo spontaneo e naturale imparano a parlare più lingue. Ho incontrato una pediatra di buon senso, mi sento ascoltata e seguita», aggiunge Ilaria.

Così, alla mamma soddisfatta torna la voglia di lavorare. Grazie al passaparola Ilaria trascorre una prima stagione alla lavanderia del campeggio di Son Bou. Poi, la seconda è con una società che organizza escursioni in jeep. La terza è con Menorca Travels, agenzia di nazionalità italiana che offre servizi turistici.

Ilaria Carini: a Minorca per crescere i bimbi in un mondo migliore

Ilaria, cosa ti piace del tuo lavoro?

«Mi piace lavorare con le persone. Parlo quattro lingue – inglese, francese, castigliano, italiano -, e ogni nazionalità ha un suo codice culturale e un dialogo differente. È bello, per esempio, consigliare escursioni e il giorno dopo sentirti dire grazie perché hanno fatto un bellissimo giro. Menorca Travels è un’agenzia che offre appartamenti e ville in affitto, esperienza sportive – dal parapendio al kayak passando per cavallo, barca a vela, gommone -, noleggio di auto e moto. La stagione è andata benissimo e da maggio a ottobre sarò nuovamente negli uffici a Son Bou».

Cosa ti ha colpito di Minorca?

«La disponibilità delle persone che banalmente si prende il tempo per risponderti. Chiedi informazioni e le ricevi con un sorriso. Poi, la gentilezza di tutti. La farmacista ha sempre un regalino per i bimbi e sono attenzioni che trovo tutto l’anno. Gli automobilisti si fermano alle strisce pedonali. Non c’è delinquenza: puoi lasciare un bimbo in strada e non succede nulla. A Minorca dai rispetto e sei rispettato. Aggiungi la natura straordinaria, l’aria pulita, il cibo meno contaminato e le stagioni che sono riconoscibili perché te lo dicono animali, fiori, piante».

E che dire di quella meravigliosa sensazione di libertà che respiri a pieni polmoni appena sveglio? Le seduzioni continuano, l’aria frizzante del mattino diventa tiepida, la rugiada e l’umidità si asciugano al sole e…

Cosa consigli a chi pensa di trasferirsi a Minorca?

«Suggerisco di venire a vedere e sentire l’isola più volte e in vari momenti dell’anno. Anche in estate, quando ci sentiamo un po’ defraudati della nostra isola perché non ci appartiene quasi più! Occorre chiedersi che tipo di cambio si vuole fare e valutare bene le proprie priorità di vita. Se la priorità é la mondanitá, allora questa potrebbe non essere l’isola piu’ adatta».

Sono trascorsi oltre quattro anni da quando sei a Minorca: Ilaria, cosa significa per te l’isola?

«Per me è esistere e muovermi in un ambiente che mi ha accolta e sento profondamente, una porzione di terra dove mi sento bene e dove ho trovato amicizie sincere». Parole che inducono a pensare perché non è poco. Confermo che a me accade lo stesso. Ilaria aggiunge:

«Non parlavo spagnolo e ho fatto un corso intensivo all’Instituto Cervantes a Milano. Andavo alle feste dei bimbi e non riuscivo a dire una parola. Mi sono sentita straniera, mi sono proposta con umiltà e non mi sono mai persa d’animo. I minorchini possono sembrare chiusi ma si tratta di una normale diffidenza che svanisce non appena hanno la possibiltá di conoscerti meglio. Trovo che abbiano tantissimo da insegnarci, soprattutto sulla “cosa pubblica”. In nessun altro luogo ho sentito così forte il rispetto del bene comune e delle tradizioni locali. Abbiamo molto da imparare dal loro orgoglio e dalla loro dignità».

Spunti preziosi, questi: grazie, Ilaria! Orgoglio, dignità, rispetto, bene comune.

Parole speciali. Valori attualissimi che non significano qualcosa per tutti. Per me sì e sono uno dei motivi del mio essere a Minorca. Saluto Ilaria con Nina e Davide che le trotterellano accanto a Mahon: da casa a scuola sono cinque minuti a piedi.

Mentre scendo le scale del loro appartamento nel centro storico della capitale, mi torna in mente Mafalda, la bimba ribelle di Quino, che in una striscia legge il cartello “Proibito calpestare l’erba” e lei chiosa: «E la dignità, no?».

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